lunedì 1 dicembre 2014

Golosità Dannunziana


E' risaputo che Gabriele D'Annunzio fosse un grande goloso e pare che proprio lui abbia battezzato questo dolce: me lo immagino in un caffè letterario a gustarsi una bella fetta di questa torta tipica abruzzese magari sorseggiando un bicchierino del suo liquore preferito, l'Aurum, a base di brandy ed infuso d'arance.
Specialità regionale associata alle tradizioni natalizie ma non solo, il Parrozzo è diffuso soprattutto nella zona orientale dell'Abruzzo: nel 1920 il pasticcere Luigi D'Amico ebbe l'idea di preparare questo dolce con le sembianze di un'antica pagnotta semisferica delle mense contadine ma ingentilita con l'utilizzo di uova, semolino e farina di mandorle e ricoperta con cioccolato. Il primo ad assaggiare questo nuovo dolce fu il suo amico Gabriele D'Annunzio che ne  rimasto estasiato e, coniato il nome Parrozzo (pane-rozzo), addirittura gli dedicò un madrigale "La canzone del Parrozzo".
Il dolce è molto semplice da preparare e si fa ben apprezzare, anche se la sua tradizionale caratteristica è la "sbriciolisità" (si dirà così? non so!) questa versione con l'aggiunta di olio e liquore resta molto più compatta ... l'ideale sarebbe ridurre in farina le mandorle con la buccia per lasciare un aspetto più rustico all'impasto, io però ho usato farina di mandorle già pronta.



PARROZZO ABRUZZESE
per uno stampo semisferico da 20 cm. alto 11 cm
6 uova 
200 gr. zucchero
130 gr. semolino
250 gr. mandorle ridotte in farina (meglio se con la buccia)
5 mandorle amare
1 limone - scorza
3 cucchiai liquore Amaretto
2 cucchiai olio di semi 
1 cucchiaino estratto di mandorla (meglio se amara)

per la copertura 
400 gr. di cioccolato da copertura
1 cucchiaio olio di semi


Tritate finemente le mandorle fino a ridurle in farina. 
Successivamente, separate i tuorli dagli albumi e montate i primi a neve ben ferma.
Aggiungete ai tuorli montati con lo zucchero la scorza di limone, l'estratto di mandorla, il semolino e le mandorle tritate, questi ultimi un pò per volta, a cucchiaiate, e in ultimo l'olio e il liquore.
Infine, aggiungete gli albumi montati all'impasto, delicatamente, mescolando dal basso verso l'alto: per facilitare quest'operazione, poiché l'impasto di mandorle, semolino e uova risulta piuttosto consistente prima dell'inserimento degli albumi, ammorbidite dapprima l'impasto stesso con un paio di cucchiaiate di albume montato, amalgamate con meno attenzione. Il resto degli albumi, però, va rigorosamente inserito con la solita tecnica, perché il dolce è privo di lievito e deve la sua sofficità unicamente alla presenza dell'aria inglobata nell'albume durante la montatura.
Versate l'impasto in uno stampo d'alluminio semisferico, imburrato ed infarinato, e infornate a 170°C per circa 1 ora. Vale sempre la prova stecchino.
Una volta che si è ben raffreddato capovolgete il dolce su una gratella per dolci.
Fate fondere a bagno maria  il cioccolato col cucchiaio d'olio e stendetene una parte sulla base piatta del dolce, poggiandolo su un anello di carta stagnola per farlo rimanere in piedi. Fate solidificare in frigorifero. Infine, tornate a porre il dolce sulla gratella poggiata su carta da forno e versate sopra la cupola tutto il resto del cioccolato fuso facendolo scendere senza spatolare.
Ora non vi resta che attendere che la copertura si solidifichi e il dolce sarà pronto per essere gustato.
Si mantiene bene anche diversi giorni!


L'originale Parrozzo D'Amico



4 commenti:

  1. Si presenta molto bene questo dolce, e sostituendo il semolino con farina di riso lo posso fare anche per la mia famiglia. Grazie per la ricetta, e per le notizie storiche sempre interessanti.

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    1. Grazie a te Ornella perché sei sempre presente ! :-)

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  2. accipicchia quant'è goloso! Un abbraccio SILVIA

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Dimmi cosa ne pensi ... grazie! :-)

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